JOHN PRINE (1946 - 2020)

L'esemplare scrittura di un uomo semplice

15.04.2020   |   Alberto Albertini
JOHN PRINE (1946 - 2020)JOHN PRINE (1946 - 2020)
JOHN PRINE (1946 - 2020)JOHN PRINE (1946 - 2020)
Il compianto John Prine ci lascia un patrimonio musicale dal valore inestimabile. Per il cantautorato statunitense è una figura imprescindibile: la sua scrittura agrodolce ha da sempre trasmesso sentimenti veri, raccontando storie di vita vissuta come solo i più grandi songwriter sanno fare.
Il suo capolavoro rimane senza dubbio l'omonimo primo album del 1971. Prine a 25 anni riesce già a scrivere con una maturità impressionante da lasciare di stucco persino Kris Kristofferson (grazie anche al suo aiuto può dare il via alla sua carriera artistica pubblicando i suoi primi album con l'Atlantic Records). La sua genuinità nel raccontare storie è di una immediatezza da lasciare senza fiato, riesce a dare la perfetta enfasi alle parole posizionandole sempre nel posto giusto, coadiuvate dalle sue brillanti melodie. Le persone comuni rappresentano il nucleo della sua musica: i loro rimpianti e le loro gioie vengono raffigurate con uno spirito straordinario, come nell'amore a distanza di Donald And Lydia o come il progresso dell'uomo a discapito dell'ambiente in Paradise e ancora il rammarico avvolto dalla solitudine nella superba Angel From Montgomery. Il triste abbandono di Hello In There e la malinconica Sam Stone, dove si affronta l'incapacità di un reduce di guerra di reintegrarsi nella società (non riuscendo più a credere nell'istituzione del proprio paese), sono altre tematiche toccanti del suo magnifico primo album. Pur non godendo di una notevole fama queste canzoni lasciano un segno: mai nessuno era riuscito ad essere così ironico e drammatico in una stessa strofa. Il cantautorato statunitense si apre verso una nuova forma espressiva di scrittura: sono tantissimi gli artisti in seguito ad attingere da Prine per creare la loro visione musicale.
JOHN PRINE (1946 - 2020)
Photo credit: la copertina dell’album “John Prine”, pubblicato nel 1971
JOHN PRINE (1946 - 2020)
Photo credit: la copertina dell’album “John Prine”, pubblicato nel 1971
Nel 1973 esce Sweet Revenge, anche questo terzo disco contiene canzoni affascianti nello stile ormai collaudato dal cantautore dell'Illinois. Mexican Home, Dear Abby e la tristissima Christmas In Prison sono delle piccole gemme country di infinita bellezza. Su tutte spicca Please Don't Bury Me, che grazie al suo testo ironico affronta il tema della morte con una toccante sfumatura umoristica.
Un altro album degli anni '70 con spettacolari composizioni è Bruised Orange, pubblicato nel 1978 dalla Asylum records. Con un panorama folk molto disteso Prine scrive dieci racconti pieni di passione, le delicate Sabu Visits The Twin Cities Alone, The Hobo Song e la magnetica If You Don't Want My Love (scritta a quattro mani con Phil Spector) sono l'ennesima prova della sua forza compositiva, capace di trasmettere vivide emozioni.
Dal 1981 in poi tutti gli album verranno pubblicati dalla Oh Boy, la sua etichetta indipendente fondata insieme al manager Al Bunetta: rappresenta un passo importante, un valore aggiunto per capire ancora meglio quanto sia fondamentale per un artista come Prine preservare la musica sopra ogni cosa, a discapito di qualsiasi interesse commerciale.
Nel 1988 viene pubblicato John Prine Live, un ottimo disco per comprendere la magia intima delle sue esibizioni. Qui, ironia, afflizione e amore si intrecciano senza sosta nei suoi racconti dando vita a una performance eccelsa, resa ancora più entusiasmante dal superbo duetto acustico con Bonnie Raitt di Angel From Montgomery.
Gli anni '90 iniziano con il botto per il songwriter statunitense: vince il suo primo Grammy con The Missing Years del 1991 prodotto da Howie Epstein (allora bassista degli Heartbreakers di Tom Petty). Il disco é il migliore di quella decade e ci fa apprezzare il lato più rock di Prine mettendo sul piatto un affascinante progetto ricco di ospiti: i cori di Bruce Springsteen e Tom Petty, le chitarre di Albert Lee, David Lindley e Mike Campbell ed il piano di Benmont Tench gli garantiscono un nuovo metodo di scrittura, improntato verso delle classic rock song sempre ricche di sentimento.
Durante il 1998 gli viene diagnosticato un tumore, l'intervento chirurgico è invasivo e gli vengono asportati una parte dei tessuti del collo, andando purtroppo a modificare perennemente il suo timbro vocale, senza però perdere la sua efficace espressività canora.
Nel 2005 esce un altro disco fondamentale, Fair & Square che gli permette di aggiudicarsi il suo secondo Grammy come miglior album folk contemporaneo. Fin dalle prime note ci rendiamo conto di aver ritrovato un Prine più lineare che con pochi arrangiamenti é in grado di scrivere ballate da sciogliere il cuore, come accade nelle acustiche Taking A Walk e Clay Pigeons o nella bucolica Morning Train, impreziosita dalla seconda voce di Allison Krauss. Purtroppo nel 2013 affronta un altro intervento chirurgico per rimuovere un cancro dal polmone.
Dopo un difficile recupero, la sua grande forza di volontà gli permette di tornare nuovamente ad esibirsi e a comporre. Nel 2018 viene prodotto da Dave Cobb il suo ultimo disco The Tree Of Forgiveness, un ennesimo rinnovamento artistico, capace di racchiudere tutta la scrittura agrodolce che da sempre lo contraddistingue. Brani come Knockin' On Your Screen Door, Summer's End e la superlativa God Only Knows (scritta insieme a Phil Spector) lasciano intendere come le tematiche delle sue canzoni, da quasi mezzo secolo, non abbiano perso la loro intensa verità umana.
Sfortunatamente la vita lo mette di fronte ad un ulteriore ostacolo, ma questa volta la polmonite causata da complicanze legate al COVID-19 risulta purtroppo essergli fatale.
Prine ci lascia il 7 aprile 2020 a Nashville.
Cosa si può dire per commemorare un artista così speciale, da cui tantissimi cantautori hanno preso spunto per le loro composizioni? Forse basta solo l'originalità della sua scrittura a consacrarlo per sempre come il miglior storyteller che gli Stati Uniti abbiamo mai avuto.

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